Così, quasi senza accorgermene mi sono trovata sempre più nel main stream di un approccio contemplativo alla psicoterapia. Non significa che non cerchiamo soluzioni: significa che comprendere come funzioniamo diventa la base dalla quale far scaturire le risposte. Significa anche scendere a patti con la realtà, che non è perfetta, e, spesso, dietro al dolore, sta un mistero imperscrutabile e irrimediabile.
Comprendere l’inevitabilità della sofferenza come elemento della vita, ci toglie dall’illusione che, se saremo perfetti non soffriremo mai. Ci restituisce la consapevolezza che, piuttosto, la differenza sta in come rispondiamo al dolore e non nella pretesa che, nella nostra vita, siccome siamo belli, bravi e buoni, non ci sia mai alcun dolore. Capire come funzioniamo elimina, senza sforzo, molti dei nostri sintomi. E molte delle nostre pretese.